Forse non è così lontano il momento in cui produrremo energia pulita replicando la fotosintesi clorofilliana oppure progetteremo la mobilità viaria delle metropoli copiando l’efficienza e la fluidità con cui si sviluppa l’apparato radicale di un tiglio.
Per farlo serviranno persone in grado di applicare l’intelligenza delle piante alla soluzione dei problemi complessi che emergono dalle trasformazioni ambientali e sociali della nostra epoca.
E’ la sfida raccolta dal Master di I livello “Futuro Vegetale. Piante, innovazione sociale e progetto” nato dall’unione di due percorsi di ricerca, quello del fisiologo vegetale Stefano Mancuso e quello del sociologo Leonardo Chiesi, i coordinatori scientifici del nuovo corso.