Insegnamento mutuato da: B013882 - ANALISI DI BILANCIO Laurea Magistrale in ACCOUNTING E LIBERA PROFESSIONE
Lingua Insegnamento
Italiano
Contenuto del corso
Il Corso si colloca nel quadro dell’analisi fondamentale, la quale si propone come un processo articolato in alcune fasi che culminano con la determinazione, attraverso i valori contenuti in bilancio, del valore economico del capitale di un’impresa, altrimenti detto intrinseco o fondamentale.
Per la preparazione dell’esame, lo studente ha a disposizione materiali didattici preparati dai docenti. I materiali, collegati alle singole lezioni del Corso, sono formati da:
• manuale;
• copia delle presentazioni utilizzate nelle lezioni; • casi di studio ed esercizi;
• esempi e altri materiali esemplificativi;
• software «Arbor»;
• documenti ufficiali e normativa;
• video, letture e ritagli stampa.
Il manuale di riferimento è il seguente:
F. Giunta – M. Pisani, L’analisi di bilancio, Milano, Apogeo, 2016
Obiettivi Formativi
L’obiettivo didattico perseguito è duplice: collocare l’analisi di bilancio in un quadro più ampio, finalizzato a determinare il valore economico di un’impresa e imparare a raccogliere le informazioni necessarie per l’analisi; utilizzare gli strumenti tecnico-contabili per condurre l’analisi di bilancio; comprendere limiti e difficoltà del lavoro di analisi.
Tutti gli strumenti tecnico-contabili e le fonti informative proposte muovono dalla prospettiva dell’analista esterno, ancorché possano trovare agevole applicazione anche nell’ambito dei sistemi interni di controllo di gestione. Maggiori informazioni sugli obiettivi del corso sono contenuti nel syllabus dettagliato del Corso, scaricabile su moodle
Prerequisiti
Il Corso si colloca idealmente a valle di alcuni insegnamenti di area contabile e finanziaria e a monte di altri, sempre riferibili agli stessi ambiti.
In ogni caso, la preparazione indispensabile per frequentare con profitto il Corso presuppone buone conoscenze di contabilità, con riferimento alla struttura dei documenti che formano il bilancio e i criteri di valutazione delle principali poste in essi contenute.
Metodi Didattici
Gli argomenti del Corso sono affrontati alla luce di teorie e tecniche ampiamente condivise a livello internazionale.
L’analisi teorica è condotta cercando sempre di cogliere le implicazioni pratiche degli argomenti trattati attraverso il costante riferimento alla realtà e a esempi tratti dai mercati finanziari. A questo fine, lo studente è invitato anche alla lettura di articoli tratti da quotidiani economici.
I concetti teorici sono applicati, ogni settimana, a casi aziendali, allo scopo di comprenderne pienamente il significato, acquisirne padronanza nell’impiego e verificare il raggiungimento degli obiettivi formativi prefissati.
In generale, il Corso presuppone una partecipazione attiva dello studente, il quale è chiamato a preparare la sua partecipazione al lavoro d’aula attraverso lo studio preliminare dei principali materiali didattici indicati nel Syllabus per ciascun argomento.
Modalità di verifica apprendimento
L’esame consiste in una prova scritta nella quale si sviluppa l’analisi di un caso reale. In particolare, si tratta di riclassificare i documenti di bilancio (due annualità), costruire gli indicatori che si ritengono più importanti per le criticità del caso, commentare il quadro economico-finanziario che emerge dal calcolo degli indicatori.
Tale prova è finalizzata a verificare: 1) le conoscenze acquisite relativamente ai concetti, modelli e strumenti che sono stati oggetto del corso; 2) le seguenti skills sviluppate dallo studente: capacità di applicare le conoscenze acquisite, capacità di trarre conclusioni, capacità di comunicazione e di utilizzo di un linguaggio adeguato, capacità di comprensione (understanding) e di apprendimento (learning).
Programma del corso
Lezione n. 1
La prima lezione è introduttiva e serve a inquadrare gli obiettivi formativi del corso e a tracciarne una mappa che guidi il calendario didattico. Inoltre, saranno presentate le regole di “convivenza” d’aula e di svolgimento dell’esame.
Lezione n. 2:
L’analisi del contesto competitivo assume i connotati di un processo formalizzato ben strutturato. Questo si compone di due direttrici di analisi: l’analisi dell’ambiente (analisi esterna) e l’analisi della strategia (analisi interna).
L’analisi dell’ambiente, oggetto della lezione, ha come obiettivo ultimo quello di pervenire a un giudizio complessivo sull’attrattività del settore/mercato in cui opera l’impresa, che aiuti a individuare le opportunità di sviluppo e le principali minacce che potrebbero pregiudicarne il successo.
Lezione n. 3:
La lezione si pone in continuità con la precedente, esaminando l’altra dimensione dell’analisi del contesto competitivo, l’analisi della strategia. In questo caso, l’analista si concentra sulle scelte competitive compiute del management, finalizzate a mitigare le minacce e cogliere le opportunità, tenendo conto dei punti di forza/debolezza dell’impresa.
Lezione n.4:
Dall’ampiezza e qualità delle informazioni disponibili dipende in larga misura il risultato dell’analisi di bilancio. Il tema affrontato è pertanto quello della raccolta del materiale necessario per interpretare i dati contabili secondo la prospettiva dell’analisi fondamentale. In questo senso, la base informativa è costituita da dati e informazioni di duplice natura: contabile (financial) e extra-contabile (non-financial).
Lezione n. 5
Una volta raccolte, le informazioni devono essere valutate, giudicando la loro qualità. La valutazione riguarda, in primo luogo, i dati di bilancio. È, infatti, evidente che i risultati dell’analisi dipendono strettamente proprio dalla qualità del sistema contabile dal quale i bilanci sono prodotti. A tal fine, la lezione richiama l’attenzione, anzitutto, sugli effetti delle diverse politiche contabili perseguibili dagli amministratori. Si passa, poi, a esaminare le possibili azioni di aggiustamento dei risultati contabili (earnings management). Con riferimento a queste ultime, si segnalano le condizioni che rendono più probabili manovre di earnings management e i diagnostici frequentemente usati nella pratica per cogliere la presenza di tali manovre.
Lezione n. 6
I valori contabili, così come presentati nel bilancio pubblico, non sono immediatamente utilizzabili: devono essere riclassificati.
Riclassificare significa riaccorpare e organizzare i dati contabili in modo da trasformare i due documenti chiave del bilancio (Stato Patrimoniale e Conto Economico) in prospetti che possano “parlare” fra loro, atteso che i vari documenti contabili del bilancio altro non sono che rappresentazioni, da angolature diverse, di una stessa realtà: l’impresa. Ciò è indispensabile anche per la costruzione di ogni indicatore che si voglia successivamente esaminare. Prima di ogni riclassificazione, dunque, occorre definire un modello per rappresentare e interpretare la logica di funzionamento dell’impresa e i risultati conseguentemente ottenuti.
Lezione n. 7
Applicando allo Stato Patrimoniale la logica di analisi presentata nella lezione 2, si individuano due “zone” di valori: i valori espressi dalle attività e passività operative, ossia riconducibili agli scambi fra l’impresa e le aree di affari nelle quali essa opera; i valori delle attività e passività finanziarie, ossia derivanti dagli scambi fra l’impresa e il mercato finanziario.
Lezione n. 8
Fra i margini costruiti attraverso la riclassificazione dello Stato Patrimoniale, il capitale circolante netto commerciale (CCNc) è, per certi aspetti, il più significativo. Esso si ricollega al ciclo operativo, ossia alle quotidiane attività di acquisto dei fattori di consumo, loro trasformazione attraverso l’impiego della struttura produttiva, vendita dei prodotti ottenuti. La lezione illustra il ruolo del CCNc nell’economia dell’impresa e i fattori che concorrono a determinarne l’ammontare e la dinamica, sottolineando la sua influenza sulla formazione dei flussi di cassa.
Lezione n. 9
La lezione propone un primo intervento sul Conto Economico, che ha come obiettivo la normalizzazione dei valori in esso contenuti. Si tratta, in sostanza, di sottrarre alla casualità alcuni costi e ricavi, riportandoli a una relazione di causalità sia con l’attività abitualmente svolta dall’impresa, sia con il periodo amministrativo di riferimento.
Lezione n. 10
La riclassificazione del reddito operativo può seguire strade diverse, in relazione al criterio impiegato per analizzare i costi. La praticabilità delle diverse strade dipende da come viene costruito e presentato il documento di Conto Economico nel bilancio di esercizio.
In ogni caso, quale che sia la strada prescelta, il margine chiave della riclassificazione è rappresentato dall’EBITDA. Questo risultato esprime la capacità potenziale dell’impresa di generare flussi di cassa. Esso, dunque, è al centro della comunicazione fra imprese e mercati finanziari. Spesso, però, in Italia, l’EBITDA è assimilato al margine operativo lordo (MOL). Fra i due valori esistono, tuttavia, differenze, delle quali tener conto se non si vogliono commettere errori al momento di impiegare queste grandezze nella determinazione dei flussi di cassa.
Lezione n. 11
Si entra nella terza fase del processo di analisi di bilancio. L’obiettivo della lezione è di delineare i caratteri generali di un modello di rendiconto che metta in luce i principali flussi monetari in entrata e in uscita derivanti dalla gestione. La logica di costruzione del prospetto in parola non può differire da quella usata per gli altri prospetti di bilancio. Si tratta, dunque, di ricondurre i flussi monetari alle varie aree nelle quali si articola la gestione aziendale.
Lezione n. 12
Anche nella prospettiva finanziaria, l’area di gestione più importante dalla quale prendere le mosse per la costruzione del rendiconto monetario è quella operativa. Il punto di partenza del rendiconto monetario è, dunque, la quantificazione del flusso di cassa del ciclo operativo. All’atto pratico si possono percorrere due vie: diretta e indiretta. La prima, consigliata dallo IASB nello IAS 7, prevede di individuare direttamente uscite e entrate correnti. La seconda segue un percorso in apparenza più tortuoso ma, alla fine, più agevole se si parte dallo Stato Patrimoniale e dal Conto Economico riclassificati per aree di gestione. Il procedimento indiretto, inoltre, consente di mettere in luce le principali determinanti gestionali (driver) della liquidità corrente. Non meraviglia, allora, che nelle imprese e nella pratica professionale questo metodo trovi più largo impiego.
Lezione n. 13
Dopo aver affrontato la ricostruzione dei flussi del ciclo operativo, l’attenzione si sposta sulla dimensione strutturale della gestione operativa. Centrale, in questa prospettiva, è la determinazione del cosiddetto capex. Si tratta del saldo fra uscite di cassa derivanti da processi di investimento ed entrate che fanno seguito a disinvestimenti di immobilizzazioni materiali e immateriali. Tuttavia, il calcolo del capex non può essere basato sul mero confronto fra dati patrimoniali di fine e inizio periodo delle immobilizzazioni. Questi, infatti, sono influenzati da vari fattori contabili come gli ammortamenti, le rivalutazioni, le svalutazioni; operazioni, queste, che modificano i saldi delle immobilizzazioni, senza però produrre effetti monetari.
Lezione n. 14
La cornice interpretativa dei risultati reddituali, patrimoniali e finanziari della gestione è costituita dai livelli di crescita dell’impresa. Anzitutto, si definiscono i profili di crescita dell’impresa oggetto di osservazione e si presentano le principali grandezze contabili la cui variazione esprime tali profili. Si tratta, in sostanza, di trovare alcune chiavi interpretative dei risultati offerti dall’impiego degli strumenti di misura precedentemente esaminati, mostrando come i processi di crescita influenzino fatturato, margini e investimenti; quindi, sia la dimensione reddituale, sia quella finanziaria della gestione.
Lezione n. 15
Gli equilibri aziendali trovano la loro espressione di sintesi nella redditività netta. L’esame degli indici di bilancio prende le mosse, allora, con l’analisi di questo profilo di redditività. L’indice chiave sul quale fondare una tale analisi è il tasso di rendimento del capitale di rischio, comunemente indicato con l’acronimo R.O.E.
L’esame delle determinanti del R.O.E. porta a riflettere sul ben noto effetto di leva finanziaria, più propriamente definibile come trading on equity. Se, da un lato, il trading on equity suggerisce che, poste determinate condizioni, l’aumento dell’indebitamento fa crescere il R.O.E., dall’altro, rende evidente che la crescita del R.O.E. deve essere letta alla luce dei livelli di rischio della gestione e del correlato costo del capitale.
Lezione n. 16
Il successo dell’impresa deve poggiare, in primo luogo, sulla gestione operativa. È su questo ambito di gestione, allora, che si concentra la lezione, la quale pone le basi per la costruzione di uno specifico sottosistema di indicatori che ruota intorno a un indice di sintesi: il R.O.I. operativo (Return On Investments). L’importanza dell’indicatore è testimoniata anche dalle diverse denominazioni che esso può assumere, denominazioni alle quali, talvolta, corrispondono differenti modalità di calcolo.
La logica sistemica, basata sulla ricerca delle determinanti del valore, porta, poi, a scomporre il R.O.I. secondo un modello noto e diffuso nell’analisi finanziaria, il modello DuPont, il quale guarda, da un lato, alla redditività delle vendite e, dall’altro, alla produttività del capitale.
In chiave prospettica, l’analisi della redditività operativa non può prescindere da una valutazione del rischio operativo, ovvero del grado di variabilità dei risultati conseguiti dall’impresa. Seguendo questa strada, è possibile misurare gli effetti di una variazione delle vendite sul risultato operativo; effetti sintetizzati dal grado di leva operativa.
Lezione n. 17
Dato il rilievo centrale assegnato alla redditività operativa, un’analisi che si limiti a individuare due macro-determinanti (redditività delle vendite e produttività del capitale) appare, comunque, troppo limitata. Da qui, lo sforzo di sottoporre ciascuna delle macro-determinanti a un più approfondito esame che conduca verso le cause ultime del valore aziendale.
La lezione conduce, dunque, un’esplorazione delle causali della produttività del capitale. Le direttrici da seguire sono diverse; fra queste, trova largo impiego quella che guarda ai due aggregati che formano il capitale investito: capitale fisso e capitale circolante. Vengono, allora, proposti alcuni indici per misurare il contributo alla produttività aziendale di queste due aree di investimento. In questo quadro, emerge, da un lato, il ruolo del processo di ammortamento come convogliatore di innovazione nel patrimonio aziendale e, quindi, come precursore di produttività, dall’altro, si riafferma la centralità del CCNc nell’economia dell’impresa, in particolare, sotto forma di velocità di rotazione delle sue componenti principali.
Lezione n. 18
La lezione è animata dallo stesso spirito della precedente, proponendosi come approfondimento delle determinanti della redditività delle vendite. In questa prospettiva, i costi operativi e i loro possibili criteri di analisi hanno un ruolo cruciale.
Seguendo una riclassificazione dei costi per natura, l’attenzione si concentra, dapprima, sul valore aggiunto, quale misura dell’efficacia e dell’efficienza dei processi aziendali. Proprio l’efficienza rappresenta la determinate chiave per il controllo dei costi e la difesa dei margini reddituali. Vengono pertanto proposti alcuni indicatori utili per misurare i livelli di produttività dei processi aziendali e i loro riflessi sui costi, ponendo particolare attenzione al fattore lavoro. L’analisi della produttività del lavoro, espressa attraverso la nota misura del costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP), chiama in causa la dotazione di capitale per addetto e la produttività di tale capitale. L’analisi dei margini sulle vendite si salda, così, con quella della produttività del capitale condotta nella lezione precedente.
Lezione n. 19
Il rischio operativo è, comunque, solo una faccia della medaglia del rischio aziendale; l’altra è rappresentata dal rischio finanziario. A questo tema sono dedicati i successivi capitoli nei quali si affronta il tema della solvibilità. L’impresa, infatti, per poter operare, deve essere solvibile, ossia deve essere capace di far fronte agli impegni di pagamento assunti con i terzi. La solvibilità poggia su due condizioni. Una prima condizione è quella della liquidità, ossia la capacità di onorare gli impegni di pagamento alla loro scadenza. Tuttavia, essenziale è che l’impresa, anche qualora si dovesse trovare in temporanee difficoltà di cassa, sia capace di soddisfare complessivamente e definitivamente le ragioni dei creditori; si parla, allora, di solidità patrimoniale come seconda condizione della solvibilità.
Questa seconda condizione, proprio perché fa riferimento a una capacità estrema, si rivela cruciale. Essa, pertanto viene esaminata per prima. La lezione è, appunto, dedicata agli indicatori da impiegare per apprezzare la struttura patrimoniale e finanziaria e giudicare se e quando l’impresa risulti troppo indebitata, manifestando condizioni di rischio finanziario.
Lezione n. 20
Come in precedenza accennato, oltre che essere solida patrimonialmente, un’impresa deve essere in grado di onorare gli impegni di pagamento alla loro scadenza. Si parla, in proposito, di una seconda condizione di solvibilità, espressa dalla liquidità dell’impresa. Questa condizione è particolarmente apprezzata dai mercati finanziari; saperla analizzare approfonditamente è, quindi, cruciale. L’analisi della liquidità può essere condotta in modo statico, ragionando sugli stock patrimoniali a una certa data, oppure in modo dinamico, analizzando i flussi di cassa manifestatisi in un certo periodo di tempo.
Lezione n. 21
La logica e gli strumenti di analisi dei dati di bilancio sono stati presentati e discussi. Si tratta, ora, di tirare le fila e riportare il percorso di analisi all’interno di un quadro unitario, perché unitario è il fenomeno espresso dall’attività aziendale. Per fare ciò, ci appoggeremo ad un caso aziendale vero e proprio, così da usarlo anche come banco di prova della preparazione in vista dell’esame finale.